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Quello che leggete quì è una discussione spontanea nata su friend feed sul futuro della pubblicità…. Il futuro della pubblicità? Internet. Le agenzie + snelle e dinamiche per poter competere con le opportunità/difficoltà che il grande mezzo metterà a disposizione.
Internet ha cambiato profondamente tutti i settori che ha toccato, è successo con la musica, è successo con il turismo, è successo con l’editoria, perchè dovrebbe essere diverso per la pubblicità? Lo so che alle agenzie non piace tutto questo, ma anche i produttori di carrozze non hanno gradito l’avvento dell’auto.
è un po’ ciò che è ermerso oggi nel convegno allo IULM – Maurizio Goetz
  • Attendo di capire cosa accadrà ai commercialisti 😉 – Commercialista da iPod
  • curiosa. e che risposte ci sono state a questa domanda emersa? 🙂 – markettara
  • Non sono per niente d’accordo perché detta cosi sembra che “internet” ha cambiato qualcosa. E’ il digitale che ha cambiato e sta cambiando il mondo. Tutto quello che non è “potenza” può essere trasformato in numeri (anche i pulsanti e i deviatori), tutto quello che può essere trasformato in numeri può essere implementato in un microprocessore (che può essere “stampato” in miliardi di pezzi), tutto ciò che passa o esce da un microprocessore può essere inviato in una linea e quindi in Rete. Tu hai solo toccato una piccola parte “massacrata” dall’accoppiata Digitale/Rete. Il comparto della Fotografia ha preso una mazzata micidiale e vogliamo parlare dei meccanici sotto casa? Ci sono professionalità sparite per colpa del digitale. I Commessi dei Palazzi?? Una volta tutto passava per le loro mani e non poteva entrare una mosca senza il loro permesso. Adesso passa tutto in rete, nei corridoi ci sono sensori che individuano quelli non autorizzatti e le porte dei Boss hanno videocitofoni e negli ingressi i varchi fanno apparire le foto degli autorizzati. Nessuno è al sicuro con la potenza del calcolo e la velocità di banda e la capienza di archiviazione, neanche voialtri addetti ai lavori. (e c’era bisogno di fare un convegno per tutto questo??)Yeridiani
  • davvero è emerso questo, maurizio? – Iabicus
  • in parte si Paolo, si è parlato di rischi e di opportunità del crowdsourcing, ma si è percepito che c’è comunque non dico un rifiuto, ma poca voglia di sperimentarlo in agenzia. Nonostante questo ho apprezzato molto le vostre critiche che ho trovato molto pertinenti – Maurizio Goetz
  • Daniela Ferrando ha fatto una bella sintesi che pubblicherò sul mio blog – Maurizio Goetz
  • Lombardi ha detto, che il rischio più grande è che il crowdsourcing si trasformi in un grande procurement, se fosse così sarebbe davvero un’occasione mancata – Maurizio Goetz
  • Allora aspetto la sintesi di Daniela, ché qui corriamo il rischio di semplificare il tema e innamorarci degli slogan. – Iabicus
  • si infatti il rischio di banalizzare è elevatissimo – Maurizio Goetz
  • Il dibattito comunque deve andare avanti anche in altri ambiti, abbiamo appena iniziato a porre sul tappeto i problemi – Maurizio Goetz
  • Il crowdsourcing comunque non è la soluzione a tutti i problemi… è una delle tente cose che si possono usare nella situazione adeguata… e la pubblicità non è morta, almeno fino a quando più di metà degli italiani non è in Rete…;-) – roberto
  • esattamente il crowdsourcing è una modalità ma non è la soluzione a tutti i problemi. Come ha spiegato Stefano Maggi, potrebbe essere utilizzatato anche dalle agenzie, che sono comunque sempre necessarie. – Maurizio Goetz
  • Lo sapevo che Roberto stamattina si era nascosto da qualche parte. 😉 – Iabicus
  • Il prossimo evento sarà il 2 febbraio all’Università Bicocca – http://tinyurl.com/yj2f7oqMaurizio Goetz
  • parleremo ancora di Crowdsourcing e Turismo – Maurizio Goetz
  • certo la pubblicità non è morta e credo che neppure rischi l’estinzione. Cambia il modo di comunicare e anche alcuni strumenti. Stamattina sono state esplorate zone di luce ed ombra, si tratta di trovare un equlibrio. Crowdsourcing esiste e non si può ignorare, come evolvere ? Siamo ancora nella fase di trasformazione. – Cliry
  • Siamo tutti troppo coinvolti per vedere le cose con lucidità. E’ evidente che la pubblicità non è morta, sono anni che lo si dice, è un settore troppo importante, ma la pubblicità non sarà più ciò che è stato in passato. Sta oggi cercando di cambiare pelle e ci riuscirà sicuramente. – Maurizio Goetz
  • Roberto, stamattina, mentre voi eravate lì a parlare era rintanato in un ufficio a fare…;-) Solito progetto digitale con budget appena accettabili e tempi ai confini della realtà. Però sta venendo una robina carina. – roberto
  • Ad es. il crowdsourcing non serve quando un’azienda vuole cambiare posizionamento… prima devi far passare la nuova realtà, poi solo quando è stata metabolizzata, puoi chiedere alle persone… – roberto
  • Dipende, Roberto, il crowdsourcing è una modalità complessa che ha tanti aspetti, parliamo di comunicazione partecipativa, co-design, innovazione collaborativa, quindi cose diversissime fra di loro. Per questo è necessario creare nuovi momenti di dibattito dove scendere ancora di più nel dettaglio. – Maurizio Goetz
  • Io resto convinto che se l’advertising inverte la rotta, è fatta. Tié. 😉 ciao amici, perdonate lo spot. buona notte. – Iabicus
  • Comunque è una di quelle cose che gettano sabbia nel modello classico delle agenzie. E che clienti furbetti possono usare per tagliare ulteriormente le remunerazioni. Non stupisce che un mondo spesso così conservatore come quello delle agenzie guardi dall’altra parte – roberto
  • … non tutti voltano lo sguardo – Cliry
  • Paolo adesso stai ragionando per slogan, sarebbe bello se fosse così facile come lo dipingi tu. A questo punto dovresti dire il come e non solo il cosa. – Maurizio Goetz
  • Hai ragione Roberto, ciò che dici Lombardi di Young & Rubicam lo ha detto molto chiaramente, questo è un rischio, ma il rischio più grande è che le agenzie non si adeguino in qualche modo all’evoluzione del mercato. – Maurizio Goetz
  • Abbiamo cercato di non celebrare il crowdsourcing, ma di affrontare l’argomento mettendo a contrapposizione opinioni diverse. E’ senz’altro vero che ci sono luci ed ombre. – Maurizio Goetz
  • sono la Daniela (qlla della sintesi). Credo che servirà come promemoria, come trampolino per una discussione ben più viva. “Stay open”. – Daniela Ferrando
  • @daniela ne sono convinto. La aspettiamo anche per questo. Senza metterti pressione però 😉 – Stefano Maggi
  • Stay Open vuol dire soprattutto non innamorarsi delle idee – Maurizio Goetz
  • dovrebbe apparire domani! – Daniela Ferrando
  • Maurizio, perdonami. Era una battuta. Non prendiamoci troppo sul serio, per favore. Stamane credo di aver detto qual è il mio pensiero. Il mio e non quello di chi paga il mio stipendio. Ho scritto 222 pagine in cui dico il come e il cosa. Non sono abituato a ragionare per slogan. Le persone che erano in sala questo l’hanno capito e apprezzato a giudicare dai feedback che ho ricevuto nel pomeriggio e che continuo a ricevere. Augh. – Iabicus
  • Anche io ho apprezzato moltissimo, tutte le relazioni, ma non ti devo ricordare che il dibattito nel mondo delle agenzie è assente, Paolo tu sei una eccezione, non la normalità. Perchè non si riescono a coinvolgere più agenzie? – Maurizio Goetz
  • Negli Stati Uniti, si è creato un dibattito intorno ad Advertising Age, le agenzie hanno fatto introspezione e molte di esse hanno profondamente rivisto i proprio modelli di business – Maurizio Goetz
  • Giuro Maurizio che non lo so. Credo che in questo momento abbiamo altre priorità. Le nostre discussioni possono apparire sterili e improduttive e invece non capiscono che parte dei problemi che stanno cercando di risolvere devono passare proprio dal ridefinire il modello, imparando da discussioni come quelle di stamane. – Iabicus
  • ecco appunto. negli Stati Uniti. quindi, a conti fatti, da noi tra vent’anni. – Iabicus
  • Sono d’accordo con te, criticare e autoflaggelarsi non serve. Chi come te e Lombardi si presta a mettersi in discussione deve dare l’esempio, gli altri seguiranno – Maurizio Goetz
  • posso andare a mettere a letto i bambini senza che domani si dica che le agenzie si ritirano dal dialogo? – Iabicus
  • Il dialogo prosegue e proseguirà – Maurizio Goetz
  • evviva. ‘notte davvero. a prestissimo. Daniela non fare la furba. Like Cliry. Ciao. – Iabicus
  • tentazione fortissima di slogan… però stay open, stay hungry, stay foolish rendono il fermento che c’era – Daniela Ferrando
  • che c’è – Daniela Ferrando
  • per chi c’era e per chi non c’era qui le slide di Stefano Maggi – http://blog.digitalingredients.co.uk/2010…Maurizio Goetz
  • chiuderei con una domanda: nel fantastico mondo di bootb e similari, il direttore marketing gioca a fare il direttore creativo? – Roberta Greenfield
  • non “gioca” – Daniela Ferrando
  • Non dovrebbe essere così, ma è ovvio che Bootb calca la mano e tira l’acqua al proprio mulino, ma credo che tutte le posizioni sono state rappresentate, no? – Maurizio Goetz
  • I pubblicitari vendono; venderanno cara la pelle. 😉 Ho apprezzato moltissimo il convegno di oggi. Sul tema ci sono state posizioni contrastanti e incisive. La parola chiave del crowdsourcing per me è opportunità. Ritengo possa essere poderosa come opportunità per tanti attori: giovani creativi, freelance, agenzie, aziende, utenti. L’aspetto etico andrà affrontato però, meglio prima che dopo. Per esempio ai giovani cui si chiedono partecipazione, condivisione, idee, bisognerà dare qualcosa, no? Accesso a Internet free (o hardware/software) per chi partecipa più attivamente? Per dirne una. – Luca Basili da BuddyFeed
  • maurizio tu sai quanto amo il web, ma non riesco a incensare una procedura che non ha solo opportunità ma tanti rischi. le ombre esistono anche sulle agenzie lo so bene. lo sforzo da fare è non buttare le cose buone del “passato”. – Roberta Greenfield
  • qsto aspetto è già uscito in alcuni spunti molto belli del dibattito di oggi. Come ho scritto nella sintesi che esce domani “Il nuovo paradigma sta probabilmente nell’opportunità di interessarsi anche di chi perde e di coinvolgersi tanto dall’alto del management quanto dall’esterno, facendo del crowdsourcing un serbatoio di valori” – Daniela Ferrando
  • Ci mancherebbe, è una cosa che non permetterei, sarebbe un errore madornale. Dobbiamo valorizzare il passato e costruire il futuro con nuovi strumenti. – Maurizio Goetz
  • nb: @daniela l’intervento di oggi sull’insight era il mio – Roberta Greenfield
  • Un logo, uno spot in crowdsourcing non bastano per creare un’identità di marca, questo è stato detto chiaramente da Cappellotto di Zooppa, che a mio avviso è stato molto obiettivo. – Maurizio Goetz
  • @roberta: bello, vedi. Quanti spunti stanno tessendo la comune riflessione – Daniela Ferrando
  • Mi spiace molto aver dovuto lavorare oggi in agenzia e non esser potuta venire allo Iulm. Però ci sto ad affrontare un bel dibattito. @Maurizio ci condividi link di eventuali altre presentazioni o sunti? grazie – btw una domanda: si è parlato di un nuovo modello di agenzia o solo di un approccio? (ehm, agenzie da rivoluzionare o da “integrare”?) – markettara
  • Non abbiamo affrontato il tema dell’agenzia del futuro, che sarebbe un tema per un convegno specifico, abbiamo cercato di affrontare il tema del crowdsourcing evidenziando rischi ed opportunità – tutti i materiali verranno pubblicati – abbiamo anche il video, ma non so come sia venuto. – Maurizio Goetz
  • Le agenzie possono utilizzare a loro favore il fenomeno del crowdsourcing, non credo che il loro valore stia solo e solamente nel deliverable creativo (grafica e tagline) immagino che la consulenza, la visione d’insieme, la progettualità di ciò che vendono sia il valore che le mantiene vive. spero questo perchè altrimenti non c’è davvero nessun buon motivo per cui debbano salvarsi. se portiamo la discussione sulla produzione le agenzie sono spacciate, si sono distaccate dalla produzione in… more…ottavio nava
  • @ottavio, mi sembra un punto di vista realista, equilibrato. Pre-affronti il tema dell’agenzia del futuro? – Daniela Ferrando
  • Interessante anche l’intervento affinché il crowdsourcing non divenga (mai) slavesourcing a tutela del futuro di tutti i giovani e promettenti creativi 🙂 – michele ficara da iPhone
  • Non si può stare assenti un attimo che mettete in piedi tutto questo 3d….perdonatemi ma sono convinto che la rete possa offrire spunti straordinari per arricchire le strategie delle aziende e per misurarle. Da questo punto di vista le agenzie tradizionali devono passare a modelli più aperti culturalmente. Quanto ai soldi, fa un pò sorridere che un mondo che ha dilapidato la sua autorevolezza facendo campagne a costo zero, facendosi mantenere dai centri media, di colpo pensi alla… more…gianandrea da FreshFeed
  • @Daniela Il tema dell’agenzia del futuro, a mio parere, per ora, non è affrontabile. il futuro delle agenzie dipende inesorabilmente dall’evoluzione delle funzioni e dei processi in azienda. L’importanza e la delicatezza di certi temi (Consumer Engagement) e soprattutto le decisioni su certi investimenti potrebbero non essere più appannaggio esclusivo del tradizionale “reparto marketing”. e se cambiassero gli interlocutori? le agenzie sono pronte ad un dialogo con altre funzioni in azienda? – ottavio nava
  • Le agenzie devono cambiare. E – imho – questo per le vecchie grandi strutture pubblicitarie presuppone una crisi profonda individuale e collettiva, poi una rivoluzione e ristrutturazione con nuove figure. Le agenzie più piccole o quelle nuove hanno un grande vantaggio: di partire già con una struttura e figure rispondenti ai cambiamenti del mercato… Ne discutevo stamane con un collega: la mia agenzia è giovane ed è nata già applicando nuovi criteri di comunicazione, facendo crowdsourcing in modo abbastanza “spontaneo”, naturale, senza sconvolgere meccaniche o modi di pensare. – markettara
  • @michele lo *slavesourcing* avviene ogni giorno in ogni azienda che come obiettivo ha solo e solamente l’ultimo numero in fondo al bilancio e soprattutto che quel numero, come regola, non lo reinveste e non lo distribuisce. i “grandi gruppi” della comunicazione sono delle banche, si è mai vista una banca che non ti chiede gli interessi ?? non credo quindi che il crowdsourcing possa peggiorare significativamente le condizioni del mercato del lavoro nel “settore” pubblicitario. è ovviamente la mia modesta opinione… – ottavio nava
  • commento per leggere in seguito. – M3rl1n0
  • mi fa piacere condividere con voi questo video (un pò vecchio), che mi ha fatto molto riflettere. si tratta di un intervento di Lee Bryant di headshift (Dachis Group) e si intitola “the 20th century was wrong”: http://tiny.cc/0e1C1 enjoy! – ottavio nava
  • Like @ottavio – gianandrea da FreshFeed
  • sembra che la parola crowdsourcing non sia piaciuta alle agenzie. Pur avendo apprezzato tutti gli interventi, ho notato un atteggiamento difensivo. Non ho letto però, tra i sostenitori o attori del crowdsourcing, una minaccia per le agenzie, e non ho visto un nuovo modello di business che possa sostituire totalmente quelli esistenti Per un’ azienda vedo nel crowdsourcing applicato in questo settore un’opportunità in più per raggiungere degli obiettivi puntuali. Tra l’altro, quale agenzia si… more…Cristina Triola
  • http://www.youtube.com/watch…?®GabryBabelle®??(????)?
  • @cristina concordo pienamente. Il crowdsourcing è un’opportunità, non una minaccia. E non è solo comunicazione. È ricerca (pensa alle Marketing Research Online Communities – MROC, focus group digitali permanenti) o all’ascolto degli “utenti” per capire come realizzare o migliorare un prodotto, o al coinvolgimento degli influencer come “leva” (un marketing “crowdsourced”). Le possibilità sono davvero molte. Purtroppo il termine “crowdsourcing” a volte è banalizzato da esperienze che spaventano… more…Stefano Maggi
  • allora, tutti qlli che erano registrati a CROWDSOURCING EXPERIENCE, avranno a qsto punto avuto la sintesi post-evento via mail nel pomeriggio. Dovrebbe apparire anche asap sul sito mtm.iulm.it e magari, come diceva ieri sera Maurizio, sul suo blog. Io posso girarla via mail a chi mi fornisce in privato l’indirizzo – Daniela Ferrando
  • A che titolo parliamo di slavesourcing, quando oggi gli stagisti e i freelance lavorano a condizioni non idonee in agenzia. Per quanto riguarda il caso di Bootb chi ha mosso l’accusa di rischio di poca professionalità si fa notare che nella maggior parte gli stessi freelance possono lavorare direttamente con il cliente finale e rimane da vedere se sono sottopagati o se è meglio che lavorino in subappalto in un’agenzia. Come è stato detto il business non è più nella produzione – Maurizio Goetz
  • @Daniela Ferrando grazie interessa a me, ti mando un dm 🙂 – markettara
  • adesso scrivo un post sul mio blog – Maurizio Goetz
  • fatto – Maurizio Goetz
  • la musica e l’editoria sono ancora lì che ringraziano…spero che alla pubblicità vada meglio… – paolo landi
  • Dipende da come reagiranno gli operatori. L’ideogramma cinese che rappresenta il termine crisi è formato da due elementi, uno che indica il rischio e l’altro che indica l’opportunità – Maurizio Goetz
  • e qui la case-history di MTM/IULM che ha originato l’evento di ieri > http://www.newsletterplus.it/clienti… (ditemi se funziona il link, vedo che si appoggia a newsletterplus) – Daniela Ferrando
  • l’ho ripresa anche io sul blog Daniela – Maurizio Goetz
  • Così si può rilanciare il dibattito anche con chi non c’era che ora ha qualche elemento in più – Maurizio Goetz
  • ottimo – Daniela Ferrando
  • Doveroso precisare visto che c’ero e mi sembra che si stiano riportando i fatti in maniera quanto meno parziale. Le agenzie presenti – ammesso e non concesso che i presenti possano essere stati titolati o meno a rappresentare le rispettive organizzazioni – non mi sono sembrate affatto sulle difensive, ma solo preoccupate di trasferire a giovani studenti (eravamo in un’università, non dimentichiamocelo) le giuste proporzioni del fenomeno “crowdsourcing” che in un intervento precedente è stato… more…Iabicus
  • Paolo, per Bootb il crowdsourcing è un nuovo modello di business, non lo è in assoluto – Maurizio Goetz
  • L’intervento di apertura di Maggi è stato del tutto equilibrato e mi semba abbia definito un nuovo ruolo per le agenzie. Nessuno ha detto che le agenzie sono morte. Non uno, ma solo che devono ripensare il loro modello di offerta – Maurizio Goetz
  • Il logo è una commodity, occorre mettercelo in testa è finita l’era dei loghi pagati centinaia di migliaia di euro. Occorre tornare a remunerare le strategie. Anche Cappellotto ha detto che un logo o una campagna virale non bastano a creare da soli valore di marca – Maurizio Goetz
  • Vorrei citare questa frase nell’intro della mia tesi: si può? (forse no dato che l’autore del thread farà anche parte della commissione esaminatrice ;)) – r0by da iPhone
  • Bah, temo che estrapolata dal contesto la mia frase si presti ad essere molto contestata 😉 – Maurizio Goetz
  • @iabicus: il mio “con veemenza” era ammirativo, c’era molta passione nel tuo argomentare. Accostamenti al crowdsourcing di termini come “speculazione, manipolazione” etc etc nessuno li ha censurati così come mi è parso corretto riportare “stay hungry, stay foolish, stay open” e la tua stessa osservazione di fare del crowdsourcing una leva. Le giuste proporzioni (in movimento) del fenomeno credo che siano da ricavare proprio dal dibattito nel suo insieme, non dalla singola presentazione. Credo che proprio per qsto si siano volute tutte le vostre voci. – Daniela Ferrando
  • stay open è la chiave, spero che al prossimo convegno sulla pubblicità si eviti di parlarsi addosso e si invitino nuovi creativi, videomaker, webdesigner, progettisti di videogame, tutta gente che si cimenta giorno per giorno con il” nuovo.” – Maurizio Goetz
  • Il dibattito non è nuovo – http://www.logodesignworks.com/blog…Maurizio Goetz
  • la verità è che le grandi agenzie italiane sulle dita di una mano (e si prendono oltre il 70% del mercato). le grandi agenzie sono ferme agli anni 90… le piccole possono prendere la strada dell’innovszione, ma i numeri non sono di conforto. – Andrea T (Axell)
  • Le piccole agenzie sono flessibili, usano tecnologie agili, lavorano in rete, lavorano sulla diminuzione dei costi di processo, non necessariamennte con minore qualità. – Maurizio Goetz
  • Questo video ha vinto un festival creativo ed è stato prodotto con un telefonino il cui costo non era superiore ai 100 dollari. Sono balle il fatto che l’idea creativa debba essere sempre costosa – http://www.youtube.com/watch…Maurizio Goetz
  • @prof il contesto è proprio adatto a quella frase visto che la tesi parla di temi ampiamente discussi in marketingusabile 😉 – r0by da iPhone
  • sul termine crowdsourcing da noi si fa un errore semantico che vanifica il senso di questa metodica; crowd viene interpretato come “gruppo” di persone che collabora ad un progetto mentre deve essere inteso come “folla” da cui possono venire una o più collaborazioni su un progetto/idea/invenzione; in questo basti vedere l’iniziativa di P&G per ricevere idee dal mercato https://secure3.verticali.net/pg-conn…cannedcat
  • @cannedcat, hai nuovamente ragione. Ci stiamo limitando a discutere di comunicazione partecipativa, ma il fenomeno è molto più esteso e riguarda tante altre cose come l’innovazione collaborativa, il co-design, la generazione di nuove idee ecc. – Maurizio Goetz
  • lungi dall’affermare che è una pratica buona per tutte le stagioni, lo si è detto a più riprese. – Maurizio Goetz
  • vedo a rischio il ruolo dell’agenzia come mero intermediario fra il mezzo e l’inserzionista; si può ipotizzare che i proprietari dei mezzi potrebbero mettere a disposione degli inserzionisti uno strumento (via internet) tramite cui piazzare la pagina pubblicitaria o lo spot nella programmazione delle uscite della rivista o dell’emittente. – cannedcat
  • Vorrei infatti organizzare un nuovo incontro in cui si discuta del nuovo ruolo del centro media – Maurizio Goetz
  • un barcamp? – cannedcat
  • non necessariamente, anche una semplice tavola rotonda – Maurizio Goetz
  • si potrebbe partire da The Mechant’s War di Frederick Pohl, un libro di fantascienza (ma più fanta-sociologia), uscito nel ’51 e che racconta di un mondo posto ai nostri giorni dove i padroni del mondo sono i centri media che si fanno la guerra (molto sporca) per avere un budget; è interessante perchè oggi effettivamente è così ma, siccome Pohl nel ’51 non immaginava Internet e il crowdsourcing, il sistema oggi forse sta per squagliarsi (o no?). – cannedcat
  • io in un centro media ci ho lavorato e alcune crepe le ho viste già anni fa, ma sarebbe interessante una riflessione a 360 gradi – Maurizio Goetz
  • a disposizione, – cannedcat
  • mi ricorderò – Maurizio Goetz
  • anch’io ho dato nei centri media e mi ricordo di come, a metà anni 90, si parlasse di farne il centro nevralgico della comunicazione.Mi spiego meglio: la definizione del target e dei mezzi di comunicazione più adeguati avrebbe dovuto essere preliminare allo sviluppo dell’idea creativa che diventa spot nel 95% dei casi. Purtroppo, il mercato si è autorovinato dedicandosi di più alla lotta a chi si facesse pagare meno e, di fatto, creando una enorme commodity. Cannedcat ha ragione da vendere quando ridefinisce il termine crowdsourcing. – gianandrea
  • Quando la centralità della comunicazione si spazia dalla pianificazione di spazi, i centri media vengono messi profondamente in crisi, perchè il loro modello si incrina. In futuro l’advertising sarà sempre molto importante, ma sarà solo una delle possibili forme di comunicazione di impresa. – Maurizio Goetz
  • Marco Lombardi ha espresso il suo punto di vista su YouMark http://www.youmark.it/article…ZOOPPA
  • mi sembra molto bello e stimolante. Stay open. – Daniela Ferrando
  • Quello di Lombardi è un punto di vista interessante e molto ben articolato.Dobbiamo ragionare a 360 gradi, entrando anche nelle aree grigie del crowdsourcing. – Maurizio Goetz
  • bisogna anche tenere conto che spesso le agenzie (e la loro gente) non hanno come obiettivo l’efficacia del messaggio (quello per cui il committente tira fuori i soldi), ma molto più quello di prendere un premio in uno dei tanti contest del settore. Insomma siamo all’arte pura! – cannedcat
  • E’ un’ossessione quella dei premi, una vera ossessione – Maurizio Goetz
  • come nella moda. Leggevo i CV dei 100 stilisti contemporanei più influenti. Ma, al limite, tutti premiati = nessun premiato. – Daniela Ferrando
  • il problema è che l’arte astratta fa vendere anche un pitale firmato da un furbone, ma chi paga uno spot vorrebbe vendere rubinetti, merendine e assorbenti – cannedcat
  • Da tecnico/operaio/artista/designer (chiamatela come volete la professione di chi si sporca le mani) mi sono accorto di un progressivo impoverimento nella capacita’ di essere in sync con l’intero ecosistema. Mancano al settore una conoscenza base degli strumenti (e’ proprio sbagliato il bacino da cui si pescano le professionalita’) e una profonda ingenuita’ dei piu’ semplici strumenti comunicativi, seriamente. Cercate di filtrare un po’ le professionalita’: non ne posso piu’ di parlare con… more…Ciro
  • avete visto questa presentazione? non è proprio sul crowdsourcing… http://www.comunicazionevirtuosa.com/progett…GiobiCop
  • scusami ne vedo diverse, a quale ti riferisci esattamente? – Maurizio Goetz
  • Interessante incontro organizzato da Maurizio. Purtroppo per motivi “operativi” non ho potuto esserci. Recupererò il 3. La conversazione, però, mi sembra sia finita in un vicolo cieco. Si sta parlando esclusivamente delle agenzie e dei loro modelli di business in riferimento al crowdsourcing. Ritorno al “mezzo che è il messaggio” per ricordare che il crowdsourcing esiste a prescindere dal business, è il mezzo che lo ha reso possibile, le persone utilizzano la Rete per pubblicare per… more…Lorenzo
  • no, non in un vicolo cieco. Ci sono tanti rivoli che scorrono, e il dibattito di qsti gg ha ulteriormente smosso le acque. Non c’è un solo crowdsourcing, non c’è una sola reazione possibile, secondo me. – Daniela Ferrando
  • Certamente. Quello che dico è che la pubblicità si sta dimostrando molto lenta e poco reattiva e seguire il nuovo corso della comunicazione. Il nuovo sta cambiando la musica, la tv, il turismo, l’informazione… insomma tutto. E’ ovvio che chi ha monetizzato moltissimo e in maniera abbastanza semplice fino a ora, adesso faccia tanta fatica a cambiare (= vedere editori, discografici, produttori cinematografici, ecc). Il nuovo è forte e cambia, non dipende dal fatto che i vecchi attori lo attuino. Se non saranno loro allora sarà qualcun altro. Il pericolo è che pur di non affrontare il nuovo lo si saboti. – Lorenzo
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